Pasqua a Forio: il lievito della speranza

Dal profumo delle pastiere alla Corsa dell’Angelo, un viaggio tra tradizioni, fede, memorie e colori che scaldano il cuore.
Qui a Ischia la Pasqua è molto sentita. Ogni comune ha le sue tradizioni, com’è giusto che sia. Oggi voglio raccontarvi le tradizioni di Forio, quelle che porto nel cuore.
È tutta una settimana che diventa lievito. Nelle famiglie si organizza l’impasto del tortano, si cuoce il grano per le pastiere, si comprano gli aromi e le essenze, come il fior d’arancio e il millefiori.
Passeggiando tra i vicoli,si avverte un profumo che parla di casa, di mani che impastano, di attese.
Durante la Settimana Santa, ogni giorno è dedicato da anni a riti precisi,sia nella vita laica quotidiana, sia nella vita religiosa. La domenica precedente la Pasqua, in chiesa si distribuiscono ai bambini dei sacchetti di lenticchie: andranno fatte germogliare al buio e serviranno per decorare il Sepolcro. Il mercoledì è il giorno del Precetto Pasquale delle scuole. Il giovedì, i forni di tutta Italia e anche di Forio sfornano pastiere profumate, e la sera si celebra la Lavanda dei piedi.
Le sere della settimana si riempiono di passi, prove, emozione: le strade principali di Forio si trasformano nel palcoscenico per la Passione di Cristo .È la Via Crucis messa in scena dall’Associazione Actus Tragicus, quest’anno alla sua 35ª edizione. Il venerdì sera si attende il buio, e con esso inizia il cammino: persone comuni, massaie, studenti, impiegati, si trasformano in attori perfetti, indossano i costumi, si immergono nella storia. La folla osserva, si commuove, si perde nel tempo: siamo a Ischia o a Gerusalemme? È il 2025 o duemila anni fa? Un corteo avanza tra il popolo: i soldati romani, le odalische della corte di Erode, i sommi sacerdoti, gli apostoli, Maria, Marta, Maddalena, Veronica, il Cireneo,i ladroni, Gesù stesso…e dietro di loro, il popolo, il popolo vero.
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La Via Crucis di Forio non è solo rappresentazione: è un esercito di emozioni ,è la partecipazione di una comunità intera .La folla assiste: chi sceglie di restare fermo, chi tenta di seguire il corteo, spesso perdendosi nella massa.
Finita la rappresentazione,iniziano le critiche, i confronti, le memorie delle edizioni passate.Eppure, come in ogni cosa viva,la perfezione non esiste, esiste solo il miglioramento.Come un pizzico di sale nel dolce,anche le critiche, se costruttive,sono il sapore che esalta la bellezza di ciò che esiste.
—La mattina di Pasqua, invece, porta una magia diversa. Da Bambina, mio fratello ed io , ancora in pigiama, correvamo nel giardino alla ricerca del “Nido” lasciato dal Coniglio Pasquale: uova di cioccolato, caramelle , uova sode colorate.
Lo trovavamo subito, perchè l’erba appassita che copriva il nido tradiva il nascondiglio.
E poi…..c’è la corsa dell’Angelo.
Arrivando all’abitato, già si sentiva che era un giorno di festa: la gente si muoveva rapida, le strade si riempivano di passi veloci. Chi conosceva bene la tradizione sceglieva dove posizionarsi.
La storia è semplice ed universale. Il venerdì , Maria ha visto morire suo Figlio, martoriato ed innocente. Ora , un angelo le annuncia , con una certa urgenza, la sua resurrezione.
Ma come credere a tanta gioia , dopo tanto dolore?
Il canto si alza:
“REGINA COELI , LAETARE, LAETARE ALLELUJA,ALLELUJA, ALLELUJA, le note diventano sempre più lunghe, quasi a voler sottolineare la verità di quelle parole.
TRe volte l’angelo ripete, tre volte la speranza viene seminata nella madre.
Maria avanza, piano, esitante, come se ogni passo volesse credere di più. Finchè- nel punto stesso dove aveva pianto – il velo nero della morte, del lutto, le viene strappato via.
E vede.
Vede il Figlio, vivo.
Corre incontro a Lui.
Le campane suonano a festa, i coriandoli colorano il cielo. Un unico grido di gioia si alza: Forio esulta.
“ORA PPRO NOBIS DEUM, ALLELUIA.GAUDE ET LAETARE….”
E noi insieme a Lei corriamo incontro alla vita.